lunedì 26 dicembre 2011

E il mio futuro?

Il cammino si forma a mano a mano che procediamo, e ad ogni passo si aprono mille possibilità. La nostra è una scelta continua. Ma che cosa ci spinge a compiere una determinata scelta? Dipende dalla personalità con cui ci siamo formati nell'infanzia. Insomma, quello che chiamiamo futuro è una ripetizione del passato.

Il male si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone proiettando sui figli ciò che prima era stato proiettato su di lei...a meno che non si acquisti consapevolezza spezzando così il circolo vizioso. Non dobbiamo avere paura d'immergerci profondamente in noi stessi per affrontare l'orrore della mancata realizzazione.

Dal momento che ne abbiamo preso consapevolezza, in un modo o nell'altro anche la famiglia comincia ad evolvere, e non soltanto i vivi, ma anche i morti: il passato non è inamovibile, ma cambia a seconda dei punti di vista.

L'albero genealogico si comporta, con tutte le sue componenti, come un individuo, come un essere vivente. Ho chiamato lo studio di questi problemi "psicogenealogia". L'inconscio non è scientifico, è artistico. Il paziente deve fare la pace col suo inconscio, non deve liberarsi di lui ma trasformarlo in alleato. Se impariamo il suo linguaggio, si mette a lavorare per noi.

Alejandro Jodorowsky, La Danza della Realtà, 2001

La danza della realtà


Pensai che potevo diventare un santo civile: la santità non doveva essere necessariamente legata alla castità o alla rinuncia. Un santo civile poteva benissimo evitare di entrare in un tempio e non aveva nemmeno bisogno di venerare un dio con un nome ed un'immagine predefiniti. Quest'uomo, con una coscienza non soltanto sociale, non soltanto planetaria, ma anche cosmica, essendo stato capace di andare al di là degli interessi esclusivamente personali avrebbe saputo agire a vantaggio del mondo. Sentendosi unito all'universo, i dolori degli altri erano i suoi dolori, ma le gioie degli altri erano anche le sue gioie. Sapeva compatire ed aiutare il bisognoso, così come plaudire all'uomo di successo, sempre che questi non fosse uno sfruttatore. Il santo civile sentiva di possedere il pianeta: l'aria, le terre, gli animali, l'acqua, le energie di base erano suoi, e si comportava come fosse il padrone, badando sempre a non danneggiare le sue proprietà. Il santo civile era capace di generosi atti anonimi. Amando l'umanità, aveva imparato ad amare se stesso. Sapeva che il futuro della razza umana dipendeva da coppie in grado di raggiungere una relazione equilibrata. Il santo civile combatteva perchè venissero trattati bene non soltanto i bambini ma anche i feti: questi ultimi andavano protetti dalla coppia nevrotica che li aveva generati modificando la velenosa industria del parto. E combatteva anche per liberare la medicina dalle grandi industrie che fabbricavano droghe più dannose delle malattie. Giungere alla bontà del santo civile - estraneo ad ogni setta, dolcemente impersonale, capace di stare accanto ad una moribonda di cui non conosce il nome con la stessa devozione che riserverebbe a sua figlia, ad una sorella, una madre - mi pareva impossibile. ma ispirandomi ad alcune favole iniziatiche in cui gli eroi sono scimmie o pappagalli, o cani, tutti animali che hanno il dono dell'imitazione, decisi di adottare la loro tecnica. Di copia in copia, ogni giorno sarei pervenuto all'azione autentica.

Pensare all'imitazione della santità civile aveva dato una giustificazione alla mia vita. Eppure, nel tentativo di mettere in atto quella che era soltanto teoria, ho commesso grandi errori.

Alejandro Jodorowsky, La Danza della Realtà, 2001

giovedì 14 luglio 2011

Una visione della vita

Oggi la gente sembra guardare alla vita come a una speculazione. Non è una speculazione, è un sacramento. Il suo ideale è l'amore, la sua purificazione è il sacrificio.

Oscar Wilde

martedì 26 aprile 2011

L'architetto non è un'artista


Di una cosa sono assolutamente certo: niente è più pericoloso che consentire ad uno studente di pensare che una laurea in architettura sia allo stesso tempo il diploma di un'artista. Un architetto è un capomastro che, con il linguaggio espressivo più difficile conosciuto dal genere umano, ovvero la lingua del funzionalismo, della statica, della tecnologia della costruzione, risolve problemi concreti e, se la Provvidenza lo ha sufficientemente dotato, realizza forme di bellezza. Solo a pochi privilegiati riuscirà fare la somma di così tanti e spesso contrastanti elementi di un'espressione d'arte. In ogni caso, questo parere, per essere valido, deve essere accettato e confermato dal tempo, poiché l'architettura non ammette la frivolezza della moda e l'entusiasmo per le tendenze del momento. Per la grande maggioranza degli architetti sarà sufficiente ottenere, per soddisfare pienamente le esigenze funzionali, costruttive ed economiche, un aspetto estetico di soddisfacente correttezza.

Pier Luigi Nervi, Sondrio 1891, Roma 1976

mercoledì 2 marzo 2011

Libertà. Di chi?


...adesso quelle masse premono alle nostre frontiere pronte a entrare. Sono milioni ed il Vecchio Continente non sa cosa fare, al massimo balbetta frasi senza senso, ipotizzando addirittura missioni di pace in Paesi di guerra, le quali, per un'Unione priva di un proprio esercito e che non ha saputo trovare una soluzione per l'Afghanistan, sono la dimostrazione massima di ipocrisia ed incapacità. Fino a pochi giorni fa molte cancellerie europee esultavano di fronte alla caduta dei dittatori del Maghreb, quasi che le rivolte fossero l'avvio di una stagione di democrazia e libertà per il Nord Africa. Nessuno si è chiesto perché cadessero i regimi più morbidi e non quelli feroci tipo l'Iran. Nessuno ha riflettuto sul fatto che non sempre c'è relazione tra le condizioni di vita delle fasce popolari di quei paesi e la voglia di buttar giù il tiranno. In Sudan il reddito pro capite lordo è di appena 2.377 dollari eppure non ci sono state rivolte, mentre la ribellione è scoppiata in Libia, uno degli Stati in cui il reddito è superiore a quello di Romania, Serbia e perfino Brasile. Non sono la molla economica, la pancia vuota e la disoccupazione che hanno scatenato la voglia di abbattere il despota...Egitto, Tunisia, Libia. Tutti affacciati sul Mediterraneo, tutti a due passi dalle coste di Italia, Spagna e Grecia...Purtroppo di fronte a quello che rischia di trasformarsi in esodo biblico, in un'occupazione senza armi, almeno per ora, la UE non sa cosa fare. Essendo una mera espressione geografica, un'immensa burocrazia senza lingua, leggi, cultura comune e pure senza esercito, sta a guardare e ci condanna ad arrangiarci. Anzi, ci condanna e basta, perchè appena alziamo un dito per rimandarli da dove sono venuti l'Europa ci sanziona...

Maurizio Belpietro, Libero, venerdì 25 febbraio