domenica 18 aprile 2010

sabato 17 aprile 2010

Gli occhi di Pasternak


Il mondo, Pasternak lo guardava attraverso la cura dell'orto, le finestre spesse della sua dacia, il premio nobel rifiutato, i gerani che lui amava, una malattia dovuta alla grande sofferenza di un uomo geniale ma messo a dura prova da un ambiente a lui vicino ostile, cupo, volgare. Lo guardava, il mondo, anche attraverso la sua televisione; le immagini in bianco e nero che uscivano dal piccolo schermo erano ingrandite dall'acqua che andava versata nell'intercapedine della doppia placca di plastica posta sul fronte.



Aprire una finestra è come aprirsi una vena.

In ogni cosa ho voglia di arrivare sino alla sostanza. Nel lavoro, cercando la mia strada nel tumulto del cuore. Sino all'essenza dei giorni passati, sino alla ragione, sino ai motivi, sino alle radici, sino al midollo. Eternamente aggrappandomi al filo dei destini, degli avvenimenti, sentire, amare, vivere, pensare effettuare scoperte.

Sei l'ostaggio dell'eternità, un prigioniero del tempo.

L'arte è una spugna deve succhiare e lasciarsi impregnare. Deve sempre essere in mezzo agli spettatori e guardare ogni cosa con una purezza, una ricettività, una fedeltà sempre più grandi.

L'arte non è pensabile senza rischio e sacrificio spirituale di sè.

L'uomo è nato per vivere, non per prepararsi alla vita.

Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore, a loro non si è svelata la bellezza della vita.

Il tempo è un grande maestro. Peccato che uccida tutti i suoi allievi.

Perdere la fanciullezza è perdere tutto. È dubitare. È vedere le cose attraverso la nebbia fuorviante dei pregiudizi e dello scetticismo.

Dichiarazione


E' il titolo di una poesia di Boris Pasternak. Il fatto di essere bloccato a Mosca, senza certezze sulla data del ritorno del nostro viaggio stampa organizzato da Wind Jet e Columbia Turismo, passa in secondo piano rispetto alla meraviglia di questa mattina, quando ho visitato la casa in cui Pasternak ha passato gli ultimi decenni della sue esistenza. Al secondo piano, la sua scrivania, quella su cui scrisse "Il Dottor Zivago", un testo osteggiato dal regime a tal punto che venne pubblicato per la prima volta in Italia, nel 1957, ed arrivò invece in Russia in via ufficiale solo nel 1988. Durante la visita, ad accompagnarci una guida che recitava a memoria le sue poesie, ed il trasporto con cui lo faceva era perfetto per evidenziare l'incredibile sonorità di quei testi; con quel linguaggio musicale, con quella forza di espressione, con quell'amore, le poesie hanno emozionato pur non avendone capito una sola parola.

Ed è anche mia, questa dichiarazione

Dichiarazione
Essere donna è un gran passo,
fare impazzire, eroismo.

E io dinnanzi al miracolo di mani,
schiena, spalle e di un collo di donna
con devozione di servo
la vita tutta riverisco.

Ma per quanto la notte m'incateni
con un anello d'angoscia,
più forte è al mondo l'aspirazione ad evadere
e la passione attira alle rotture.

mercoledì 14 aprile 2010

A Mosca


Mosca. 13 milioni di abitanti. tredici. lo chiamano viaggio stampa. sono stato in cabina col pilota che dice “prima volta in cabina?” rispondo “sì” ribatte “anche per me” e ride. fa più caldo che a casa. la guida dice “quello che è dorato è dorato” ed intende che quel che luccica è davvero oro, in metropolitana. e luccicano anche i pavimenti, pulitissimi, come tutta la città. la “s” qui si scrive con la “c”, e allora tutti a fotografare la scritta “cassa”. la chiesa di san basilio è fragolaepannacremaepistacchio. la benzina costa mezzo euro. la metropolitana 20 centesimi, e se non esci puoi viaggiare quando e dove vuoi. ma lo stipendio medio è 900 euro. per poco non compro a 10 euro un colbacco bianco che il venditore sponsorizza con un cartellino che recita “rabbit”. nella piazza rossa il mausoleo di lenin non ci sta proprio per niente. c’è pure una statua per marx, talmente squadrata che qui è chiamata “il frigorifero”. al funerale di stalin tale era la fila che sono morti calpestati in 200 e la guida dice “quel boia se li è portati via anche da morto”. i magazzini gum vendono merce italiana al triplo del prezzo. il merluzzo della cena sapeva di macchicken. la birra di birra. il caffè d’acqua calda. l’acqua di rubinetto, ma il pane era buono. qui hanno solo vittorie, quando le battaglie le hanno perse non si sa. 

martedì 13 aprile 2010

Lo sguardo verso l'alto

Più ci si eleva e più si è soli. Ma sulle cime delle montagne ogni viandante che incontri è un fratello, mentre in città la moltitudine non ha cuore, non ha nome.

giovedì 8 aprile 2010

La luce del sole


Quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una casa

Edward Hopper