domenica 22 gennaio 2012

Tradizioni raffinate

I cinesi hanno da sempre allevato uccelli, e un modo per augurare a qualcuno la felicità è: «Che tu possa diventar vecchio e aver cura di un nipote e di un uccello». Spesso quest’immagine della felicità la si vede a spasso per le strade:
un vecchio che spinge una carrozzina di bambù con un bambino e, accanto, una bella gabbia con un uccello.
Per un cinese avere un canarino o un usignolo non vuoi dire tenerlo a casa come fosse un soprammobile. Vuoi dire avere un compagno con cui si va a passeggio, con cui si chiacchiera e si gioca.
Quando ancora è buio, e il sole balugina appena all’orizzonte, decine di vecchi sono già in coda davanti ai cancelli dei parchi pubblici di Pechino, ciascuno con una gabbia che fa dondolare ritmicamente con la mano. Le gabbie vengono appese ai rami degli alberi e, mentre gli uccelli cantano, i vecchi, sotto, parlano degli uccelli e delle gioie che questi danno.
Le gabbie sono di vario tipo, ma ognuna è un capolavoro in miniatura con le sue porte scorrevoli, le tazzine di porcellana, spesso antica e nello stile dei vasi più famosi, a volte persino con un vasetto e un minuscolo fiore che l’uccello dovrebbe godersi, cantando di gioia alla sua vista. Le gabbie cinesi, contrariamente a quelle occidentali, non hanno all’interno un’altalena sulla quale l’uccello dondola rafforzandosi le gambe. Sono i vecchi che, camminando, fanno oscillare l’intera gabbia in modo che non solo gli uccelli si rafforzano dovendosi tenere in equilibrio ma loro stessi fanno ginnastica coi polsi ed evitano così i reumatismi. Finezze d’Oriente.

Tiziano Terzani, Un mondo che non esiste più, Longanesi, 2010.

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